Intervista a Eric Woolfson e Alan Parsons

Tratta da "Nobody's Land - Frammenti dell'Utopia Progressiva" n. 24 - Gennaio 2007

 

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THE ALAN PARSONS PROJECT
Tales Of Mystery And Imagination - Edgar Allan Poe

Nel 1976 veniva pubblicato l'album Tales Of Mystery And Imagination - Edgar Allan Poe e con esso prendeva vita il nome The Alan Parsons Project. Per celebrarne il 30° anniversario facciamo un salto indietro nel tempo intervistando Eric Woolfson e Alan Parsons.

 

INTERVISTA AD ERIC WOOLFSON

Francesco Ferrua: Sei stato tu a proporre ad Alan la realizzazione dell'album, esponendogli il progetto che avevi in mente da tempo. Quanto materiale avevi già abbozzato prima di cominciare a lavorare all'album assieme ad Alan, e di chi ti eri avvalso per registrare le prime demo?

Eric Woolfson: Tutto ebbe inizio quando presi alcune lezioni di marketing una volta terminata la scuola nei primi anni sessanta. A quei tempi il marketing era una cosa del tutto nuova ed il professore ci disse che non esisteva neppure una definizione univoca di marketing, ma nel darci un esempio di statistica di mercato egli disse come nessun film basato sulle opere di Edgar Allan Poe avesse mai perso denaro. Questo fatto mi colpì e pensai che se nessun film basato sulle sue opere era mai andato in perdita, perché mai avrebbe dovuto comportarsi diversamente un album basato sulle sue opere. Lessi allora una raccolta delle opere di Poe e mi resi conto del potenziale musicale. Questo fu circa dieci anni prima che io incontrassi Alan e verso la fine degli anni sessanta scrissi parte del materiale, principalmente The Raven. Andai in studio per realizzare alcune demo con Rick Westwood, il chitarrista dei Tremeloes, una band con la quale feci alcuni lavori di produzione e di composizione. Non ero soddisfatto di quelle demo e sentivo che la produzione e le registrazioni necessitavano di una persona veramente talentuosa. Fu soltanto alcuni anni più tardi, quando ero il manager di Alan, che discutemmo della sua frustrazione nel produrre grandi artisti che spesso scavalcavano le sue decisioni in qualità di ingegnere del suono e produttore. Per prima cosa ebbi l'idea che forse avremmo dovuto creare un differente mezzo d'espressione. Fui influenzato dalla direzione intrapresa dal mercato cinematografico quando registi come Hitchcock e Kubrick divennero loro il punto focale dei propri film, piuttosto che i famosi attori. In secondo luogo, richiamai in gioco la mia incompiuta ambizione di fare un lavoro basato su Poe e mettendoci assieme, con Alan nel ruolo di ingegnere del suono e produttore ed io di compositore, il Project prese vita. La decisione di chiamarlo The Alan Parsons Project fu mia e fu fondata sul fatto che pur essendo il Project costituito da Alan ed io, lui aveva una maggiore visibilità nell'industria musicale data dall'aver lavorato con artisti più importanti, come Pink Floyd e Paul McCartney. Inoltre, io mi occupavo dell'aspetto commerciale ed ero il manager dell'entità e pensai che in quest'ottica sarebbe stato meglio non espormi troppo dal punto di vista artistico.

F.F.: Ti ricordi la prima volta in assoluto che hai incontrato Alan? E la prima volta che gli hai esposto il tuo personale progetto per quello che sarebbe divenuto Tales Of Mystery And Imagination?

E.W.: Incontrai Alan la prima volta nella mensa degli Abbey Road Studios durante una pausa. Lui stava lavorando in uno studio ed io in un altro e dato che siamo entrambi molto alti, io sono 6 piedi e 6, mentre credo che lui sia 6 piedi e 5, ci guardammo dritto negli occhi, per lo meno dal punto di vista fisico! Cominciammo una conversazione che ci portò ad una discussione in merito alla sua insoddisfazione con l'etichetta discografica per la quale lavorava e da questo venne fuori la proposta che io avrei potuto diventare suo manager. Credo che fosse almeno due anni prima che, come già detto, ci fosse qualsiasi discussione in merito alla formazione dell'Alan Parsons Project.

F.F.: Più volte hai dichiarato di aver composto tu la quasi totalità dei brani del Project, sia per quanto riguarda la musica, sia per i testi. Come mai, allora, fu deciso di affiancare al tuo nome quello di Alan come co-autore? Se anche si fosse trattato di un vincolo imprescindibile legato in qualche modo al contratto con la 20th Century Records, per quale motivo la dicitura Woolfson/Parsons si è protratta anche nel passaggio all'Arista Records l'anno seguente, rimanendo invariata per tutta la vita del Project?

E.W.: In principio l'idea era che noi avremmo contribuito entrambi al 50% delle composizioni, ma ben presto divenne chiaro che le capacità di Alan si muovevano in altre direzioni e benché io scrissi almeno il 95% della musica ed il 100% dei testi decisi che malgrado questo avrei mantenuto l'iniziale intenzione di condividere i credits. Sfortunatamente quando le persone videro il nome di Alan nei credits, e pure il suo nome in copertina, pensarono erroneamente che egli fosse il compositore, il cantante, il chitarrista, eccetera, eccetera.

F.F.: Dopo la pubblicazione di Tales avete firmato il contratto con la Arista Records. A quanto pare siete stati messi subito a contratto per un totale di nove album… una cosa incredibile per una band con all'attivo un solo album, ancor più assurda se la si paragona con i tempi d'oggi dove la crisi del mercato discografico impedisce investimenti a lungo termine. Cosa ha inciso maggiormente per fare sì che la Arista puntasse così tanto su di voi?

E.W.: E' fuorviante pensare che avessimo firmato immediatamente per un totale di nove album. Infatti, il contratto con la Arista Records era per due album, ma così come nella maggior parte dei contratti discografici c'erano varie option e queste furono ben presto confermate dall'etichetta discografica. L'industria discografica di oggi è veramente in serio declino e nonostante gli artisti siano ancora messi a contratto dalle etichette discografiche con ampie option è assai improbabile che la maggior parte di queste si concretizzino.

F.F.: Come si svolgeva solitamente una seduta di registrazione giornaliera? Quanta libertà è stata lasciata ai musicisti nel dare il proprio input nell'interpretare i brani?

E.W.: Per il primo album Alan volle usare musicisti con i quali aveva già lavorato e che aveva particolarmente apprezzato, così il mio ruolo era sovente quello di provare ed insegnare loro le rispettive parti. Lavoravo con i musicisti basilari, solitamente chitarra, basso, batteria e tastiere per insegnare loro le canzoni. Ci fu ampia libertà per i musicisti nel dare i propri contributi, in particolar modo nel caso del chitarrista Ian Bairnson, il suo approcio innovativo e creativo fu eccezionale, sebbene sia da dire che tutti i musicisti che parteciparono furono superbi. In questa prima fase io contribuivo per le sovraincisioni ed i backing vocals. Alan non era entusiasta nell'utilizzare me come lead vocalist e per rispetto del suo ruolo di produttore io accettai. Dall'album seguente, I Robot, in poi il mio ruolo di musicista è andato ad aumentare, ma fu soltanto con l'album The Turn Of A Friendly Card che mi cimentai nella veste di cantante.

F.F.: Qual è il significato della copertina del disco, opera dello studio grafico Hipgnosis, con la sua sottile striscia disegnata nella quale campeggia una lunga ombra?

E.W.: Per rispondere bisognerebbe poter entrare nella testa di Storm Thorgerson e dei suoi colleghi dell'Hipgnosis dell'epoca. Tutto quel che posso dire è che loro si immersero nelle registrazioni e se ne vennero fuori con le proposte da loro ideate, tuttavia credo che la mummia bendata con i nastri di registrazione potrebbe essere stata un'idea scartata in precedenza dai Pink Floyd.

F.F.: L'album fu presentato al Griffith Park Observatory di Los Angeles, ma non si trattò di un concerto, bensì soltanto dell'audizione pubblica del disco accompagnata da uno spettacolo laser. Non avete mai pensato di suonare dal vivo l'intero disco in un grande concerto accompagnati da coro e orchestra?

E.W.: Benchè avessi idee riguardanti ulteriori lavori ispirati a Poe, per esempio Tales of Mystery Volume II e un possibile film, l'idea di un concerto convenzionale non era in cima alla mia lista. Ricreare l'atmosfera del disco sarebbe stato un lavoro enorme visto che ci furono realmente centinaia di persone coinvolte nelle registrazioni. Alla originale presentazione al Griffith Park Observatory di Los Angeles includemmo un contributo di Orson Welles che in seguito trovò spazio nella versione rimasterizzata per CD ed io pensai che ci sarebbero state molte miglia da percorrere nel portare in giro lo spettacolo laser che avrebbe accompagnato l'ascolto del disco nei vari planetari. Tuttavia, sfortunatamente questo non accadde. Per quanto riguarda Tales of Mystery Volume II, quando passammo alla Arista Records ed io suggerii che questo avrebbe potuto essere il nostro prossimo lavoro, l'etichetta discografica ritenne che dal momento che non possedeva il Volume I non era affatto interessata al Volume II, ed io ho dovuto aspettare molti anni prima di sviluppare Poe - More Tales of Mystery and Imagination, il quale contiene parte del materiale dal mio musical Poe che è stato allestito in una versione dimostrativa presso gli Abbey Road Studios, ma che ancora deve essere messo in scena commercialmente. Devo dire che allestire la performance di Poe agli Abbey Road è stato proprio come soddisfare molte delle mie aspirazioni connesse al mio lavoro ispirato a Edgar Allan Poe.

Francesco Ferrua - luglio 2006

 

INTERVISTA AD ALAN PARSONS

Francesco Ferrua: E' vero che durante le registrazione dell'album tenevate il massimo riserbo in merito al tema trattato, arrivando al punto di scrivere sui nastri di registrazione titoli fittizi fuorvianti come Bristol Creme per The Cask Of Amontillado e From Usher With Love al posto di The Fall Of The House Of Usher al solo scopo di ingannare gli addetti ai lavori?

Alan Parsons: Eravamo preoccupati dal fatto che tutti potessero sapere del concept dell'album e dalla possibilità che qualcuno potesse rubare l'idea. Ma fu anche un piccolo scherzo in studio venirsene fuori con titoli assurdi. Alle volte ora mi pento di questo, perché non riesco a ricordare il vero titolo quando cerco tra i vecchi nastri.

F.F.: Durante le lavorazioni tu ed Eric vi siete sempre trovati d'accordo in merito al taglio da dare ai vari brani ed all'album in generale, oppure ognuno di voi ha dovuto lottare per affermare le proprie opinioni? Mi riferisco, ad esempio, alle scelte inerenti la strumentazione da utilizzare e, più in generale, all'utilizzo di sonorità elettroniche piuttosto che sinfoniche. Quanto è stato rilevante il tuo lavoro di produzione nel dare al disco la foggia finale?

A.P.: Parlando in generale, lo stile e gli arrangiamenti furono il frutto di reciproche scelte tra Eric ed io, benché sia stato il mio lavoro in qualità di produttore a dare forma agli arrangiamenti ed alle sonorità, dunque io ho avuto una più forte influenza diretta su questi aspetti. Eric compensava con l'essere il principale compositore.

F.F.: In Tales avete usato il Projectron, una nuova tecnologia sviluppata appositamente per voi, una sorta di antenato del fairlight. Quali particolari tecniche di registrazione ricordi di aver usato per ottenere certi suoni o effetti sonori?

A.P.: Il Projectron era uno strumento a tastiera disegnato dietro mie specifiche da un ingegnere elettronico e del suono americano chiamato Keith Johnson. Ogni nota sulla tastiera riproduceva la fonte audio corrispondente all'input della nota, ma con attacco, sostegno e decadimento variabili. Era una macchina piuttosto rudimentale e stravagante, ma incorporava certa tecnologia assai avanzata per l'epoca. Spendemmo molto tempo nel realizzare loop coi nastri partendo da vocalizzi e strumenti a percussione. Ogni loop veniva poi registrato su traccia nastro su un dispositivo a 16 tracce ad una tonalità corrispondente ad ogni nota della tastiera. I nastri a 16 tracce duravano circa tre minuti dopo di che era necessario riavvolgerli. Ci volevano giorni per realizzare i nastri. In Tales l'uso più evidente è nei cori femminili in The Tell-Tale Heart.

F.F.: Parlando in generale, cosa pensi sia andato perduto con l'avvento dell'era della registrazione digitale? Non credi abbia posto un freno alla fantasia ed all'abilità manuale dell'ingegnere del suono?

A.P.: Il difficile è essere originali. Così tanti creatori di musica hanno acceso alla stessa tecnologia - in particolare suoni campionati. Sì, spesso mi manca fare le cose alla vecchia maniera e cominciare da zero.

F.F.: Tales ha una grande carica evocativa e visionaria, ma nonostante questo il vostro primo videoclip risale all'anno seguente con l'album I Robot. Non avevate mai pensato di trasformare Tales in uno spettacolo multimediale o, più semplicemente, di accompagnarlo con delle immagini?

A.P.: Ho spesso considerato una simile idea multimediale e mi piacerebbe ancora fare qualcosa di questo tipo. Eric ha composto un musical teatrale su Poe, ma non utilizza nulla dall'album Tales dell'Alan Parsons Project. Sarebbe interessante vedere se l'etichetta discografica avesse qualche interesse nel creare immagini che accompagnino l'album.

F.F.: Oltre ad artisti con i quali avevi già lavorato, Pilot, Ambrosia, John Miles, Terry Sylvester degli Hollies, Jack Harris, per citarne alcuni, ce ne sono altri in Tales coi quali non avevi mai lavorato prima. Sto pensando, ad esempio, ad Arthur Brown, all'attore Leonard Whiting, ai membri degli Sky Francis Monkman e Kevin Peek, al grande Orson Welles per le narrazioni (utilizzate solo successivamente per la ripubblicazione del 1987, ma commissionate già per l'originale edizione). E' stato difficile ingaggiare così tanti ospiti per le registrazione dell'album? Come siete riusciti ad assemblare un cast così variegato?

A.P.: In un modo o nell'altro avevamo già avuto precedenti contatti con tutti gli artisti ospiti, il che ha reso la cosa più semplice. L'etichetta discografica trovò Orson Welles - sfortunatamente io non l'ho mai incontrato e la cosa mi spiace perché avrei voluto dirgli che gran lavoro ha fatto.
F.F.: In quale fase della realizzazione dell'album avete cominciato ad avvalervi del contributo di Andrew Powell, e quanto è stato significativo il suo ruolo?

A.P.: Andrew è sempre stato un componente chiave e fu considerato un membro dell'Alan Parsons Project. Lavorò particolarmente sodo su The Fall Of The House Of Usher e fece molte ricerche a Parigi sull'opera incompiuta di Claude Debussy.

F.F.: Il migliore ed il peggiore ricordo riguardante la realizzare dell'album…

A.P.: La prima take di Arthur Brown per The Tell-Tale Heart è stato il massimo. Non ci furono momenti spiacevoli - è stata un'esperienza molto felice.

F.F.: Il 30° anniversario di Tales vedrà la riedizione dell'album? Potrebbe essere la giusta occasione per realizzarne una versione in Dual Disc con 5.1 canali…

A.P.: Se ci fosse interessamento ed un budget da parte dell'etichetta discografica lo farei con piacere rimixandolo in surround. Non ho avvertito alcun interessamento a tal proposito.

Francesco Ferrua - luglio 2006