Retrospettiva

a cura di Francesco Ferrua

 

Cibo prelibato e squisito degli dei omerici, cui si attribuiva il potere di rendere immortale chiunque lo gustasse, unguento destinato a risanare ferite. Non è certamente del reale significato del termine che si vuole parlare, ma è difficile negare come la definizione possa ben calzare anche alla musica della band californiana. Nel deprimente vuoto di fantasia che sembra governare gran parte della musica odierna, guidata dal guadagno facile e dalle leggi del mercato, gli Ambrosia si affiancano certamente a quella schiera di artisti, non molto numerosa, che ancora oggi hanno il potere di risanare le ferite e le cui prelibate melodie resteranno immortali. E poco importa se per tuffarsi in quest'oasi occorra fare un salto indietro di quasi trent'anni...

 

Primi anni '70, Baia Sud di Los Angeles, California. David Pack, Joe Puerta, Christopher North e Burleigh Drummond, futuri membri della band, cresciuti in ambiente musicale, vengono sempre più influenzati da band quali The Beatles, Yes e Pink Floyd, prendendone a prestito elementi quali lo sperimentalismo e le elaborate armonie vocali. In particolare, Pack sviluppa una certa predilezione per la musica classica, mentre North si accosta al jazz ed al blues, e proprio una così vasta influenza musicale sarà fondamentale nel determinare quello che diverrà lo stile della nascente band.
E' il 1973 e il gruppo ha finalmente trovato nel produttore Freddie Piro e nell'ingegnere del suono Gordon Parry qualcuno che creda nelle loro capacità e comincia a prendere forma quello che sarebbe diventato il loro album di debutto. All'epoca, Pack, Puerta, North e Drummond vivevano assieme in una stessa casa e questo fece si che, stando continuamente in stretto contatto, la musica che stavano componendo avrebbe fortemente risentito delle diverse tendenze musicali di ognuno di loro. Tutte le decisioni, singole tracce, struttura dei brani, sonorità, testi e quant'altro, venivano prese di comune accordo e fu principalmente questo a rendere molto lunghe le lavorazioni per il primo album. Così lunghe che solo due anni più tardi, nel 1975, verrà pubblicato il primo, omonimo, album degli Ambrosia.
Ambrosia vede in formazione David Pack (chitarre e voce), Joe Puerta (basso e voce), Christopher North (tastiere e cori) e Burleigh Drummond (batteria, percussioni, fagotto e cori), e si dimostra essere una grande rivelazione. A prova della completa interazione tra i musicisti, la maggior parte dei brani risulta scritta da tutti i membri della band e proprio questi brani composti a più mani sono quelli a spiccare per estrema fantasia compositiva. Pubblicato dalla 20th Century Records, prodotto da Freddie Piro e arrangiato ed orchestrato dalla band stessa, l'album è mixato da un giovane Alan Parsons, reduce dalla recente nomination al Grammy Award per la registrazione di The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd.
L'album di debutto resta in assoluto la perla progressive della band, un album che risente molto positivamente del lungo periodo di gestazione e dell'equilibrata influenza di tutti i membri. Vi si trovano influenze musicali molto varie, grande sperimentalismo e bizzarrie sonore, complesse armonie vocali, buoni testi e stili decisamente diversi fra loro ...diversi, ma certamente compatibili, a tal punto che la seconda parte dell'album (corrispondente al lato B nell'edizione in LP) risulta incredibilmente compatta ed omogenea. C'è l'influenza jazz e la follia cosmica di Mama Frog, con la grottesca narrazione tratta da Alice nel Paese delle Meraviglie, Nice, Nice, Very Nice con il testo ispirato allo scrittore Kurt Vonnegut Jr., le sonorità medievali di Make Us All Aware, il romanticismo di Lover Arrive (composta da Pack all'età di soli 14 anni!), e molte altre particolarità sonore emergono a tratti. Ma sopra a tutti è forse proprio Mama Frog a costituire l'apice progressivo dell'album. Qui tutto è presente: grande ritmica jazzata, complesse sonorità, un sottile sarcasmo che a tratti si trasforma in drammatica follia, ed un equilibrato sperimentalismo. Alcuni passaggi resteranno indimenticabili, come l'imponente narrazione di un Gordon Parry alterato dai fumi dell'alcol, i singolari suoni che la accompagnano, creati con un sintetizzatore appositamente costruito, o le risa isteriche di un gruppi di bambini. Originalità che, se in questo brano sono particolarmente presenti, risultano comunque ravvisabili in molte altre tracce. Ma in aggiunta Ambrosia è un album che contiene anche brani più pacati e abbordabili da orecchie protese ad ascolti più facili ed, infatti, i singoli Nice, Nice, Very Nice e Holdin' On To Yesterday riescono a collocarsi nelle classifiche americane, aiutando notevolmente l'album a piazzarsi alla 22a posizione nelle chart americane ed a ricevere la nomination come Best Engineered Recording. Un successo non corrisposto in Europa, dove l'album non riesce neppure ad entrare in classifica. Ed è questa una cosa curiosa se si riflette sulle parole che lo stesso Parsons, giustamente, dirà molti anni più tardi ricordando il suo primo incontro con la band: "Non potevo credere che fossero americani, avevano delle sfumature così inglesi!"

I rapporti tra Alan Parsons e la band, particolarmente gratificanti soprattutto dal punto di vista artistico, fanno sì che il secondo album targato Ambrosia venga interamente prodotto e registrato dello stesso Parsons. Somewhere I've Never Travelled esce nel 1976, sempre per la 20th Century Records, e a detta di molti fan e della stessa band segna il loro apice artistico. Se dal punto di vista commerciale l'album non riesce a dare grandi risultati (collocandosi alla 79a posizione nelle classifiche americane), rappresenta però il momento in cui la band dà massimo sfogo alla propria creatività ed al virtuosismo. La formazione resta invariata rispetto all'album di debutto, anche se Pack e Puerta cominciano a rivestire un ruolo primario nella composizione dei brani, mentre gli arrangiamenti orchestrali vengono affidati ad Andrew Powell (che da alcuni anni si era messo in luce nell'ambiente musicale inglese come sapiente arrangiatore orchestrale e che di li a poco sarebbe entrato in pianta stabile nel Progetto di Alan Parsons, oltre a rivestire a sua volta il ruolo di produttore per molti grandi artisti). Proprio la decisiva presenza dell'orchestra è l'elemento caratterizzante dell'album, rivestendo ruoli certamente decisivi nei brani Cowboy Star e Danse With Me George. Ancora una volta l'album risulta molto vario e colorato, con composizioni e arrangiamenti che coprono una gamma musicale piuttosto ampia pur risultando perfettamente amalgamati tra loro. Eterea e di stampo decisamente prog la title track, più acustiche e distese Runnin' Away e Harvey, con un maggiore sguardo alle classifiche I Wanna Know e Can't Let A Woman (che non a caso vengono anche pubblicate come singoli), inverosimilmente ironica e goliardica coi suoi svariati effetti sonori The Brunt, complesse ed incredibilmente sfaccettate le già citate Cowboy Star e Danse With Me George. Ed è curioso notare come, ancora una volta, siano proprio i brani scritti da tutti i membri della band quelli ad essere più ricchi ed interessanti.
E se è vero che la cultura progressive ha molte volte influenzato anche l'aspetto grafico degli album Somewhere I've Never Travelled non fa certamente eccezione. Nel pieno della bizzarra mania da piramide che ha caratterizzato gli anni '70, nella sua edizione originale americana l'album si presenta con una copertina assemblabile in modo da formare una piramide tridimensionale ...e per giunta le note di copertina ci informano che "la piramide è stata realizzata in modo che, una volta assemblata, sia conforme con La Grande Piramide ...usatela a vostro piacimento".
E, in aggiunta, ancora una volta è degna di nota la perfezione sonora con la quale l'album è registrato. Non a caso, per Somewhere I've Never Travelled Parsons e Tom Trefethen (addition engineer) si aggiudicano nuovamente la nomination al Grammy Award nella categoria Best Engineered Recording.

Il nome Ambrosia comincia ad avere un certo richiamo ed i vari membri della band iniziano ad ottenere ingaggi per apparizioni su vari album. Nello stesso 1976, i quattro si riaffacciano sulle scene come session musician per Tales Of Mystery And Imagination, primo capitolo dell'Alan Parsons Project, e partecipano alla realizzazione della colonna sonora per il film All This And World War II interpretando Magical Mystery Tour dei Beatles. Ed a fianco di ingaggi come band, i vari membri iniziano a collezionare chiamate individuali, soprattutto grazie alle loro doti vocali.

Stipulato un contratto con la Warner Brothers, due anni più tardi esce Life Beyond L.A., album che segna il momentaneo abbandono da parte di Christopher North e la parziale perdita dell'impronta progressive. North appare soltanto in un paio di brani, nella semplice veste di guest musician, ed il nucleo degli Ambrosia è ridotto a trio, attorno al quale, però, cominciano a ruotare nuovi compagni d'avventura tra i quali David Cutler Lewis e Joe Sample alle tastiere. Alla produzione ritorna Freddie Piro, mentre le registrazioni sono affidate al consueto Trefethen, coadiuvato da Stewart Whitmore. Life Beyond L.A., pur segnando una notevole perdita in termini di sperimentazione con un'inevitabile affievolirsi delle sonorità prog, è un ottimo album che da un lato strizza l'occhio al jazz (con brani come Art Beware e Apothecary) e dall'altro si accosta maggiormente al pop (How Much I Feel, Heart To Heart), trovando spazio anche per brani più elettrizzanti quali la title-track. In sostanza ne risulta un album molto godibile che conferma le grandi capacità tecniche della band, ma che sicuramente si distacca dai grandi traguardi di originalità e ricchezza compositiva raggiunti dai lavori precedenti. Forse complice la nuova etichetta discografica, si fa sempre più pressante la necessità di brani con maggior potenziale commerciale, ed in quest'ottica la band riesce nell'intento: How Much I Feel si colloca alla terza posizione delle chart americane, la più alta raggiunta dagli Ambrosia.
North ritorna in formazione due anni più tardi, nel 1980, per l'album One Eighty, senza per questo causare la perdita del tastierista David Cutler Lewis. Con One Eighty gli Ambrosia si sono ormai definitivamente lasciati alle spalle gran parte di quegli elementi che avevano fatto brillare i primi due album. Si tratta di un lavoro che, pur nulla togliendo alle capacità della band di creare un sound forte e compatto, segna il momento di minor originalità artistica, puntando prevalentemente in due direzioni: brani decisamente rock and roll e canzoni pop. E ancora una volta non tarda ad arrivare il successo di vendite americane, con i brani Biggest Part Of Me (N°3) e You're The Only Woman (N°13). Degni di particolare nota Ready e Shape I'm In, che sollevano decisamente il giudizio globale sull'album.

L'anno seguente gli Ambrosia sono chiamati a collaborare per la colonna sonora del film Arthur col brano Poor Rich Boy, adattamento a forma di canzone della composizione di Burt Bacharach. Ma se in America il successo non sembra del tutto eluderli, in Europa il nome Ambrosia non è mai sembrato avere un forte richiamo, tanto meno ora che la band ha perso un proprio sound caratterizzante, dedicandosi (pur sempre con ottimo gusto e buoni risultati sonori) a generi musicali piuttosto vari. Ancora una volta è interessante sentire ciò che Alan Parsons dirà a tal proposito: "Hanno sofferto di crisi di identità. Nessuno sapeva realmente se erano una band di rock progressivo, di R&B, di pop o quant'altro. Questo è sempre stato il loro problema". Non c'è da sorprendersi, allora, se il successivo lavoro passa quasi inosservato. Road Island è pubblicato nel 1982, quinto ed ultimo album dell'avventura Ambrosia. Si tratta di un album decisamente solido nel quale la band sembra aver riacquistato maggior ricercatezza, forse anche grazie all'ondata di freschezza portata dal nuovo produttore James Guthrie; sicuramente un album più deciso e completo rispetto al precedente, caratterizzato dalla presenza di brani molto più duri e potenti (For Openers, Still Not Satisfied, Kid No More) a fianco di altri molto delicati (Feeling Alive Again, Fool Like Me).
L'album si chiude con l'emozionante e coinvolgente Endings, composta da David Pack, una canzone con la quale gli Ambrosia sembrano veramente volersi congedare ...ma credendo in un futuro ritorno. "La fine è soltanto un luogo dove tutto comincia" canta David, probabilmente consapevole di scrivere il capitolo finale dell'avventura Ambrosia, ma bisognoso di poter credere in una futura rinascita.

Pack, Puerta, Drummond e North si avviano verso strade differenti, principalmente in qualità di session men. Il più prolifico risulterà sicuramente David Pack, che oltre a dedicarsi a molti nuovi artisti in veste di produttore e arrangiatore (tra i quali Patti Austin, Kenny Loggin, Linda Rondstadt e James Ingram), tre anni più tardi si riaffaccia sul mercato con l'album solista Anywhere You Go, che però non riscuote particolare interesse nel pubblico. Per intravedere le prime avvisaglie della rinascita degli Ambrosia, invece, bisognerà attendere fino alla seconda metà degli anni ottanta. E' il 1989 quando i quattro si riuniscono per portare la loro musica on the road con decine di concerti nella loro amata California, riscoprendo un'alchimia che il tempo non aveva alterato. In parallelo, Pack è sempre più impegnato in qualità di direttore artistico per vari eventi musicali, il più prestigioso dei quali si presenta nel 1993 a Los Angeles: Children Under Siege, concerto multi-artistico in favore dei bambini della Bosnia-Herzegovina che ha visto, tra gli altri, la partecipazione di Jon Anderson, Kenny Loggins, Simon Phillips, Steve Porcaro ed Alan Parsons. Un altro prestigioso progetto voluto e diretto da David vede la luce due anni più tardi sotto forma di album, dal titolo The Songs Of West Side Story - Tribute to Leonard Bernstein, un lavoro al quale hanno collaborato artisti del calibro di Phil Collins, Natalie Cole, Chick Corea, Aretha Franklin e TLC. Di li a poco anche Burleigh Drummond torna più attivamente in campo, formando i Tin Drum, band con la quale ha pubblicato a tuttora due album (Real World nel '96 ed il recentissimo Small Parade). Forse complici l'ottima riuscita dei numerosi concerti dei rinati Ambrosia ed i molteplici progetti solisti di Pack, la Warner Brothers riacquista interesse, pubblica su CD l'intero catalogo della band e apre le porte per la realizzazione della loro prima antologia. E' il 1997 quando viene pubblicato Anthology, album contenente 16 tracce, tra le quali tre nuove. Ma ancora una volta l'attenzione sembra posta maggiormente verso quei brani più di tendenza che permisero alla band di raggiungere le classifiche, piuttosto che verso quelle perle di originalità che avevano caratterizzato i primi album, dando purtroppo un'idea non completa delle molte sfaccettature che hanno reso grande la loro musica.

Il nuovo millennio vede Pack collaborare con Michael McDonald, Vinnie Colaiuta, Kirk Whalum ed altri per la realizzazione di un nuovo album solista (provvisoriamente intitolato Working With The Light), e con gli Ambrosia in numerose apparizioni dal vivo, con concerti affascinanti e carichi di potenza, nonchè in due differenti progetti. Il primo riguarda la pubblicazione di un album live e relativa videocassetta per i primi mesi dell'anno prossimo, registrazione del concerto tenuto dalla band il 1° Settembre 2001 al Galaxy Theater di Santa Ana, California; il secondo è la realizzazione di un nuovo album che dovrebbe anch'esso vedere la luce nel 2002, a distanza di 20 anni dall'ultimo Road Island. Ma stando alle ultime notizie, David Pack non apparirà in entrambi i lavori visto che proprio in questi ultimi mesi i rapporti tra lui ed il resto della band si sono incrinati. Per motivi non troppo chiari Pack ha abbandonato la band a inizio anno, rinunciato persino ad apparire nei più recenti concerti. Rinuncia che gli ha permesso, però, di unirsi a A Walk Down Abbey Road, tour tributo ai Beatles diretto da Parsons che dopo aver girato gli Stati Uniti con decine di date è ora approdato in Giappone.

 

Molte grandi emozioni ci verranno ancora regalate, ma certamente gli Ambrosia hanno già scritto le loro pagine più preziose, pagine nelle quali si può cogliere quella straordinaria freschezza e quello spregiudicato entusiasmo che solo una giovane band smaliziata, lontana chilometri dal music business e con grandi colorate vibrazioni a cui dare sfogo poteva scrivere.

NOVEMBRE 2001