Gli albori del Project: 1976,
Tales Of Mistery And Imagination

a cura di Dario Pompili

 

Se volessimo cercare una motivazione riguardo la scarsa diffusione della musica di Alan Parsons in Italia, gran parte del peso grava sulla linea critica costruita nel corso degli anni sulla musica del Project.

In effetti è stata affidata poca credibilità ed originalità nel progetto parsoniano, continuando ad avvicinare nel tempo la figura di Alan Parsons alle sue prime produzioni musicali; gli accostamenti alla sua contribuzione con i Beatles, Pink Floyd od Al Stewart continuano a gravare sul curriculum vitae di Alan in maniera eccessiva: da 25 anni praticamente produttore di se stesso, Alan Parsons viene ricordato al pubblico sopratutto europeo come ingegnere del suono ed artefice del successo di "Dark Side Of The Moon" o "The Year Of The Cat"; citazioni illustri, non c’è che dire, ma guardiamo oltre: e i dischi dei Project? Quel sublime centinaio di brani perfettamente miscelati stilisticamente, dove sono?

La critica italiana trova già dal 1976 un'etichetta di comodo: Parsons viene considerato un discepolo di Oldfield; i riferimenti musicali sono equamente distribuiti tra Hollies, Beatles e Pink Floyd. Se pur è vero che nel mondo (e quindi anche nel campo delle sette note) nulla si crea e nulla si distrugge, viene da chiedersi con quali credenziali un artista possa essere considerato musicalmente credibile ed originale, se poi gli vengono applicate con leggerezza origini pregresse ed indelebili, tali poi da influenzare l'audience in maniera quantomeno distorta.

Alan Parsons ha sempre accettato l’idea che gli venisse riconosciuta una radice culturale e musicale, ma chi non la possiede? Purtroppo, paragoni continui hanno fatto di Parsons una figura di remake-man del tutto fuoriluogo,che continua a pesare sulle spalle dell'artista.

Da un articolo del Settembre 1976: l'autore della recensione attesta una buona competenza nell'includere "Tales Of Mistery And Imagination" tra opere del tipo "Tubular Bells" di Oldfield e "In The Court", quest'ultimo dei bravissimi King Krimson; pecca però nel giudicare superficialmente brani come "The Cask Of Amontillado", definita come "ballata beatlesiana" e "To One In Paradise", come prodotto degli Hollies.

In realtà TOMAI rappresenta un esempio lampante dei canoni parsoniani portati avanti poi negli anni; intermezzi sinfonici tra ritmiche anche ossessive, uso sapiente e non esasperato della tecnologia a disposizione, passaggi di luci ed ombre all'interno dello stesso brano, quasi a suggerirne un output visivo, scelta sapiente dei vocalists e profonda cura dei testi.

La comunicazione visiva di Parsons è evidente, ed il cosidetto "rock cinematico" inizia ad avere un illustre interprete; su di questo non sbaglia il redattore dell'articolo, il quale conferma ed esalta la necessità di una 'colonna visiva', che già lo stesso Parsons, diversamente da Woolfson, riteneva "assolutamente indispensabile".

 

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