Il 1979 e le mille
sembianze di Eva

a cura di Dario Pompili

 

Sul quarto episodio musicale del Project le recensioni musicali italiane sono ridotte realmente all'essenziale: di Eve si parla piuttosto in contesti differenti ed in anni successivi.
Di ciò che è stato scritto, risulta tuttavia unanime l'idea, su cui non concordo, secondo la quale l'album Eve veniva considerato come il tentativo di concettualizzare "la leggenda biblica di Adamo ed Eva"; non ritengo che questa interpretazione sia aderente al vero; sicuramente l'intenzione del Project non era quella di effettuare riferimenti narrativi a tale evento. Il titolo dell'album prende in considerazione la figura femminile ed i suoi aspetti nel quotidiano, con le sue debolezze ed i suoi misteri, ma anche con una percentuale diabolica (non senza una certa ironia), come ci lascia intendere la strumentale Lucifer.

Eve è una parola palindroma, ovvero è leggibile anche da destra verso sinistra. L'album è apribile e l'artwork sembra essere nella sua semplicità, simmetrico. A conferma di questa curiosa simmetria, Eve è l'unico album del Project dove la denominazione del gruppo appare due volte, sopra e sotto la scritta Eve (inferiore e superiore allo stesso tempo rispetto alla donna?).

Nell'album ecco apparire due voci femminili (pochissime vocalist femminili sono apparse nei dischi di Parsons, sicchè un conoscitore delle altre opere del Project resta stupito al primo approccio con Eve): Leslie Duncan e Clare Torry, più celebre la prima per aver lavorato in precedenza con i Pink Floyd e lo stesso Parsons (dietro il mixer) in The Dark Side Of The Moon. C'era tuttavia da aspettarselo, in un album dedicato alla figura della donna.

Di Eve si è discusso inoltre circa la sua finalità discografiche; da una recensione del dicembre 1979: "formalmente ancora una volta è ineccepibile… [ma] non soddisfa completamente"; il critico musicale è molto attento e scrupoloso e si chiede se Eve rappresenti un lavoro di transizione; tuttavia conclude l'articolo scrivendo che, qualunque valutazione si possa dare a Eve, esso rappresenta un album al solito di "alto livello".
Etichettato come disco simbolo di una "definitiva evoluzione commerciale" (!) del Project, Eve viene considerato come un album elaborato con "un occhio alla moda… in chiave di pop-rock o disco-pop"; il tutto fa veramente sorridere, e rappresenta l'ennesima lacuna di incapacità valutativa dell'album.

Infatti, studiato come al solito a tavolino e mirabilmente miscelato, Eve rappresenta la risposta del Project alla scontatezza; l'amore è solo uno degli aspetti trattati nel rapporto tra l'uomo e la donna (e se il Project non ha mai aderito alla scontatezza nemmeno testuale, figuriamoci se ha aderito a quella musicale); la copertina di cui già ho accennato mostra due volti femminili coperti da cappello e velo simboleggianti il lutto, forse quello dell'anima o del peccato primordiale; le due donne cercano invano di celare le deformità del viso, abilmente create con accurato make-up (trucco, per intenderci, proprio nel termine più acconcio all'uso femminile; l'espressione "make-up", infatti, appare in "I'd rather be a man", il testo forse più coinvolgente fra quelli di questo album) ma tuttavia visibili; fuor di metafora, una donna che appare peccaminosa, per quanto tenti di nascondere la sua vera natura e qualunque sia il suo aspetto fisico; due donne in prima di copertina, e una, più fiera ma solitaria, sul retro dell'album.

Eve, realizzato in Monaco (non a caso nell'interno copertina della versione in vinile Parsons e Woolfson appaiono fotografati in una via monegasca, Ruelle De La Fonderie), nasce in un periodo di contrasti contrattuali fra il Project e l'etichetta Arista, la quale avrebbe voluto che il duo componesse due album all'anno, a partire dal 1979. Come al solito Parsons e Woolfson seguirono solo il loro istinto musicale e le loro idee. Difatti, oltre ad Eve, produssero effettivamente un altro album, ma in realtà si trattò di un'abile mossa per difendersi dalla Arista: un album completamente strumentale, che quindi non avrebbe sicuramente soddisfatto le esigenze commerciali dell'Arista, e che il duo chiamò "Sicilian Defence", prendendo spunto dalla mossa di scacchi omonima in cui si sacrificano i pedoni per proteggere i pezzi migliori. Come previsto, l'Arista non ne approvò il contenuto, così il duo Parsons/Woolfson, senza di fatto disobbedire alla casa discografica, riuscì a scindere il contratto capestro, e quindi, ancora una volta, a non sacrificare il proprio stile alle esigenze commerciali. Il lato amaro di questo episodio è che nessuno, tranne Parsons, Woolfson e pochi ex dirigenti Arista, conoscerà mai il vero contenuto e valore artistico del Sicilian Defence, che non è mai stato prodotto e il cui master è tuttora chiuso tra gli archivi dell'Arista. Ancora oggi Parsons non ha molto da dire su questo album fantasma.

Tornando alla critica, da una recensione del novembre 1982, notiamo che viene puntato il dito sull'operazione commerciale più che su quella tecnica: "Il filo conduttore si fa impalpabile… Eve è un album discreto e commercialmente fortunato; in Italia rialza le quotazioni di Parsons… (come se Pyramid avesse contribuito ad abbassarle, ndr)… con questo lavoro, inoltre il Project prende le distanze dai suoi modelli". La critica, dunque, osserva giustamente in Eve un certo spostamento del Project verso la tendenza commerciale, e un conseguente allontanamento dall'originalità di stile degli album precedenti, ma, oltre ad apparire estremista nel considerare totale questo allontanamento, sembra compiacersene anziché apprezzare i contributi innovativi apportati dal Project alla storia del Rock. Quanto al successo di vendite, gli album precedenti, nonostante fossero più sperimentali di Eve, non furono da meno.

Chi ha orecchie musicali si vede: in Germania, nel 1979, Eve teneva compagnia in classifica agli altri tre precedenti LP, un successo senza precedenti, con quattro album usciti in quattro anni e tutti e quattro ancora in classifica.

"The battle of sexes" (etichetta curiosa ed evocativa, ma sostanzialmente corretta, assegnata ad Eve da un articolista inglese nel 1991) resta l'ennesima tappa fascinosa del Project, ma la disattenzione della critica italiana continuò sui passi delle ormai scontate e ripetute sviste sull'opera del duo Woolfson/Parsons, in attesa, forse, di tempi migliori.