Poe musicato dal nuovo Oldfield:
The Alan Parsons Project

THE ALAN PARSONS PROJECT
Tales Of Mystery And Imagination
Edgar Allan Poe (2Oth Century)

(settembre 1976)

 

Un "progetto" a sorpresa dall'Inghilterra, uno di quei dischi destinati a dividere in due il pubblico, ma almeno per alcuni destinato a raccogliere l'eredità di una "Tubular bells", a cucire l'ideale storiografia del pop romantico britannico che parte da Beatles e Moody Blues ed arriva agli Yes passando per i King Crimson di "In the Court " e per i Genesis di "Nursery cryme".
Non era l'opera di Edgar Allan Poe che interessava gli autori, quanto proprio lo scrittore americano, personaggio irrequieto, vagabondo ubriacone, indagatore acuto della psiche umana, scrittore di racconti del terrore per antonomasia, stroncato a 37 anni dal delirium tremens.

Poe visse un'epoca in cui la tecnologia non esisteva. Alan Parsons, protagonista del LP dice che a Poe furono negate le facilitazioni del moderno scrittore di fantascienza, di qui la sua straordinaria originalità. Comunque è sintomatico che gli autori abbiano preferito trarre ispirazione dai racconti del mistero e dell'immaginazione di Poe, anziché da quelli - a volte più noti - del mistero e del ragionamento, cioè strettamente legati ad una logica deduttiva (come "La lettera rubata" o "Lo scarabeo d'oro"). Come dire trionfo della fantasia sulla ragione, regola d'obbligo del romanticismo musicale e non.

Tre sono in pratica i protagonisti del "progetto". Il nome di Alan Parsons al pubblico non dirà nulla; si tratta di un ingegnere del suono degli studi Abbey Road; ha cominciato proprio con il celebre LP dei Beatles, ha lavorato con i Wings di Paul, con gli Hollies, con i Cockney Rebel anche in veste di produttore, e con il leggendario "Dark side of the moon" dei Pink Floyd. Ha insomma alle spalle un curriculum invidiabile. Eric Woolfson, l'architetto del progetto, ha avuto l'idea di "tradurre" Poe. L'ha desunta dal fatto che il pubblico, in questo momento, ama i racconti del terrore (" L'inferno di cristallo", "Lo squalo", "Terremoto"...), e dal fatto che tutti i 33 di successo negli ultimi tempi sono imperniati su di un tema unico. Andrew Powell, infine, arrangiatore e direttore d'orchestra, ha lavorato indifferentemente con Stockhausen e con Donovan, con Ligeti e con Leo Sayer, con Boulez e con gli Humble Pie.

Il disco; si deve alla mano esperta ed equilibrata di Parsons se il risultato è discretamente unitario a dispetto dei vari momenti diversi. Si direbbe che il tecnico abbia imparato a memoria le lezioni di tutti i grandi con cui è stato a contatto. "A dream within a dream" (Un sogno nel sogno) ha un sapore liquido ed etereo, tra Pink Floyd e Mike Oldfield. "The raven" è più recitativa, sul modello dei romantici "teatrali"; da notare ne "Il corvo" l'uso del vocoder degli studi Abbey Road per sintetizzare e riprodurre la voce umana. "The tell-tale heart" (Il cuore rivelatore) è invece un rock più aggressivo e spiritato; la voce appartiene ad Arthur Brown, quello di "Fire". "The cask of Amontillado" (La botte di amontillado) è una ballata beatlesiana con influenze di John Miles, quello di "Music". "To one in Paradise" (Ad una in Paradiso) è più vicina agli Hollies di Graham Nash.

Sulla seconda facciata, "The fall of the house of Usher" (La caduta della casa di Usher) è il pezzo più lungo; un orchestrale con 85 elementi, di 15 minuti, dove l'influenza di Powell è evidente. Si susseguono in suite elementi dodecafonici, musica moderna, rock romantico, Schoenberg, King Crimson + dark sound.

Arthur Brown non è l'unico cantante. Ci sono altri amici di Parsons, come John Miles e Terry Silvester. Tra i musicisti Francis Monkman, vecchia conoscenza dei Curved Air, e gli ultimi gruppi con cui l'ingegnere del suono ha lavorato, gli americani Ambrosia gli scozzesi Pilot. La copertina è di Hipgnosis, nell'interno anche nell'edizione italiana c'è un albumetto con testi, le traduzioni letterali, ed altre note su Poe.

Da notare che Parsons è intenzionato a portare anche dal vivo in tournée l'opera, traducendola magari in un balletto. A suo avviso, del resto, il "progetto" avrebbe assoluto bisogno di una "colonna visiva".

Enzo Caffarelli